Progetto casse di laminazione Piave – Crocetta del Montello
La posizione di Indipendenza Veneta
Casse laminazione Piave – 2021
Cosa sono le casse di espansione del Piave e dove di colloca questo progetto?
Sono state progettate 4 casse di espansione del Piave in caso di piena del fiume.
Le Casse saranno scavate su un’area di 550 ettari incontaminati, con la costruzione di muraglioni di cemento alti fino a 8 metri per una lunghezza di 14 kilometri. Un terzo del territorio comunale di Crocetta del Montello sarà sacrificato per creare questa enorme cava. 10 anni di cantiere e scavi per realizzare l’opera
Il progetto è previsto interamente nel comune di Crocetta del Montello in provincia di Treviso.
Cosa sono le Grave di Ciano?
Le Grave di Ciano sono l’area lungo il Piave dove di vogliono costruire le casse.
Anni fa Europa decise di tutelare l’ambiente delle Grave di Ciano, comune di Crocetta del Montello (TV). L’importanza naturalistica dell’area è protetta da norme europee Sic e Zps e da Rete Natura 2000. È un angolo verde straordinario incontaminato lungo il fiume Piave dove tantissime specie animali e vegetali vivono e si riproducono. Solo qui.
Infatti è l’unico corridoio di scambio tra la montagna e la pianura rimasto in Veneto, utilizzato da moltissimi animali. Insomma qui si può transitare senza passare tra case e capannoni. Qui è tutto come madre natura ha creato.
Quest’anno, 2021, mentre la maggior parte delle persone ha la testa ancora sull’emergenza Covid, la regione Veneto vuole mettere al sicuro gli abitanti del basso corso del Piave costruendo 4 grosse casse di espansione. Secondo gli esperti nominati dalla Regione, con il progetto delle casse di espansione sulle Grave di Ciano limiterà il rischio delle inondazioni, delle alluvioni, degli allagamenti, le casse salveranno i centri abitati e produttivi a valle. Insomma dopo decenni di incuria della Piave, dalla sorgente alla foce, quest’anno si parte con la prima assegnazione sulla progettazione delle casse.
Le principali problematiche di questo progetto:
– Il Montello è carsico e queste enormi casse piene di acqua potrebbero comportare effetti controproducenti
– Impatto paesaggistico : Le casse saranno visibili dalle colline di Valdobbiadene, Patrimonio dell’Unesco.
– Impatto ambientale devastante con danni alla biodiversità del sito. Nell’area delle grave di Ciano sono presenti 14 tipi di habitat, 91 famiglie botaniche, 488 specie di piante (20% endemiche), 64 specie di uccelli e 20 specie tra anfibi e rettili. Significherà distruggere il 43% degli ambiti fluviali di tutto il Veneto (detti magredi). Un territorio bellissimo di forte valore storico e ambientale, luogo di ripopolamento di animali, con innumerevoli specie autoctone di flora e fauna. Tutto questo verrebbe spazzato via da strutture artificiali che cambierebbero totalmente la morfologia del territorio di quest’area di grande pregio ambientale.
– Il clima potrebbe subire una variazione da questa forzatura innaturale
– Con le piene l’area di Ciano diverrebbe deposito di detriti, piante sradicate e carcasse di animali.
– Le modalità di progettazione sono rimaste quelle degli anni ’70. Oggi le soluzioni posso essere differenti.
– Non esiste una simulazione del rischio idraulico post costruzione casse di espansione di Ciano. Potrebbe trattarsi di un nuovo disastro Vajont.
– Il prestigioso Centro Italiano per la Riqualificazione Fluviale ha bocciato il progetto da tutti i punti di vista.
Ma soprattutto se riflettiamo del perché oggi incombe su di noi il cercare una soluzione, dobbiamo sapere che uno dei principali responsabili del rischio idrogeologico è l’azione dell’uomo: il consumo del suolo, la cementificazione, l’impermeabilizzazione del suolo hanno contribuito alla creazione di un’emergenza ambientale legata alle intense precipitazioni.
La perdita delle funzioni naturali del suolo consumato, eroso, impermeabilizzato crea una “bomba ecologica” che prima o poi esploderà.
Se il problema è il “cemento” e il consumo del suolo, possiamo risolverlo con altro cemento?
Il Comitato di tutela delle Gravi di Ciano ricorda come il “Piano Stralcio Sicurezza Idraulica del 2009”, l’unico studio ufficiale approfondito, indica come miglior soluzione il sito di Ponte di Piave e prevede altre misure minori per risolvere alcune criticità nel tratto Nervesa-Ponte di Piave.
Inoltre questa è la giusta occasione per l’adozione dello strumento del “Contratto di fiume” per una gestione partecipata delle comunità attraversate dal fiume di tutte le problematiche ambientali legate alla sicurezza idraulica.
Ma in un Veneto a guida unica la classe politica pensa che la miglior soluzione sia quella calata dall’alto e non quella partecipata da tutti i cittadini e da tutte le amministrazioni comunali interessate dal passaggio della Piave. Noi di Indipendenza Veneta siamo sempre stati sostenitori della democrazia diretta e questa occasione è la dimostrazione dell’importanza di discutere e partecipare al dibattito per capire se un mostro di cemento sia veramente l’unica soluzione possibile.
Per questo scendiamo in campo a fianco dei sindaci e dei cittadini veneti che vogliono aprirsi al confronto e trovare soluzioni condivise che restituisco un territorio migliore alle generazioni future.
Daremo supporto per organizzare incontri, dibattiti ed eventi.
Faremo da amplificatore alla questione.
Vogliamo un Veneto compatto e non diviso da scelte firmate alle spalle dei cittadini e del nostro territorio.